Cresciuta dalla laguna: intervista a Giorgia Fazzini

22 aprile 2025

In occasione della Giornata della Terra, Venice by Venezia ha incontrato Giorgia Fazzini – veneziana, geografa – in un racconto che attraversa la laguna, lo sguardo collettivo, l’approccio sportivo alla vita e al futuro. L’opportunità di dialogo è nata in occasione dello shooting della Terza Maglia 24/25, ambientato in parte lungo il Sentiero delle Barene sull’isola del Lazzaretto Nuovo,un luogo ricco di biodiversità e memoria, tutelato dalle associazioni Archeoclub di Venezia ed Ekos Club, di cui è Giorgia è presidente.

Partendo dalla Laguna e arrivando a lavorare in tutta Italia, Fazzini oggi si occupa di management, comunicazione e creatività fra terzo settore, impresa e pubblica amministrazione. Come Ecomuseo dei Lazzaretti Veneziani, porta avanti un progetto di rigenerazione urbana partecipata che ha restituito vita, senso e funzioni condivise a un’isola della Laguna di Venezia di grande importanza storica, che oggi è anche simbolo di cura, educazione ambientale e cittadinanza attiva.

Venice by Venezia: Veneziana, geografa, appassionata di sport e paesaggi: ti va di raccontarci i tuoi primi ricordi legati alla laguna e al “campo”, inteso sia come spazio di gioco che come terreno fisico in un contesto come quello veneziano?

Giorgia Fazzini: È una fortuna nascere e vivere in Laguna. Venezia sa essere un pianeta magico per i bambini e negli anni Ottanta e Novanta era una città con molto spazio a disposizione e un tessuto sociale amniotico: uscivamo di casa con in tasca le chiavi, un gettone del telefono e un orario di rientro, ci muovevamo in totale libertà, semplicità e responsabilità, andavamo a scuola da soli e giocavamo in campo con gli amici fino a sera, in una architettura urbana strepitosa per inventarsi avventure e industriandoci per recuperare il pallone quando cascava in canale. Secondo la Psicologia ambientale, i bambini veneziani dimostrano maggiore autonomia di movimento e memoria spaziale rispetto ai loro coetanei per questa loro abitudine pedonale all’indipendenza: è vero. L’altra avventura è stata crescere assieme al progetto di rinascita non profit dell’isola del Lazzaretto Nuovo, che da boscaglia abbandonata abbiamo trasformato in un ecomuseo partecipato da migliaia di persone, attività e realtà di tutto il mondo. Stare appollaiata sugli alberi, sbirciare i graffiti del Cinquecento che raccontano i porti del Mediterraneo in un edificio gigantesco, svuotare i secchi degli scavi archeologici pieni di secoli e storie… Il recupero dell’isola è stato un romanzo pazzesco, non sempre comodo e decisamente sfidante, ma di grande insegnamento e che vorrei potessero vivere tutti. Una terza polaroid la dedico al Penzo: ho adorato andare allo stadio fin da piccola, e per me il nostro "vecchietto” fronte acqua è il più bello del mondo.

Venezia è fatta di isole, ma la sua forza è l’arcipelago. Nel tuo lavoro e nella tua visione, quanto conta il senso di comunità in un territorio frammentato come quello della laguna? E in che modo l’isola del Lazzaretto Nuovo può diventare un modello – o un laboratorio – per immaginare nuove forme di connessione tra luoghi, persone e pratiche condivise, trasformando la frammentazione in relazione?

Non ho mai sentito l’isolamento e la separazione, al contrario per me l’arcipelago veneziano è un acquapelago: la Laguna connette, unisce e non distanzia, è una dimensione viva e osmotica che si abita ancor più fluidamente della terraferma. Sono salita in barca che avevo una settimana, ho un’anima fra Marco Polo e Salgari, alle elementari andavo fierissima del mio remetto e della mia forcolina con cui esplorare canali e velme. Per noi è naturale considerare il Lazzaretto Nuovo come casa-base di un Ecomuseo dei Lazzaretti Veneziani che cuce l’insularità, il nostro archivio si chiama “Biblioteca delle Isole”, il nostro festival “Civiltà sull’acqua”. Oltre alle relazioni di prossimità, negli anni abbiamo costruito una vasta comunità su reti lunghe che percepisce tutto questo, fidelizzatissima e curiosa, che ci segue in ogni nuova proposta presentandosi con un sorriso e dei numeri capaci di stupirci ogni volta. La Serenissima Repubblica, multiculturale e innovatrice, ha scelto e governato la logistica salmastra come forza diventando “la Dominante”. “Venezia è la sua Laguna” è il nostro concetto esistenziale, oltre che di per sé intelligente e lungimirante.

Che ruolo ha avuto lo sport nella tua formazione personale e nella costruzione del senso di comunità? E quanto di questa esperienza porti oggi nel tuo lavoro?

Essere sportivi è un approccio alla vita, per me il più sano e stimolante. È un lavoro continuo di confronto con te stesso e gli altri, limiti e talenti, corpo e tecnica, età e occasioni. Il tempismo è paziente prontezza e la fretta non dà risultati. E il gioco di squadra spiega, fra rigore e perdono, che da soli non si va da nessuna parte, che ciascuno è unico ma non insostituibile, che il rispetto e la diversità sono il meccanismo e il divertimento è la motivazione. È un mix stupendo di testa e cuore, impegno e fortuna, preparazione e istinto. E di sconfitte e vittorie: chi si vanta o lamenta fa la figura dell’imbecille. Ho sempre praticato diversi sport, e oggi faccio la manager perché ero una playmaker e la dirigente perché ho avuto un coach delle giovanili straordinario nella gestione delle persone; doso coraggio e attenzione perché quando galoppi su un purosangue lui sente tutto e se sei prepotente ti fa volare per aria; non soffro di soggezione o d’essere sottovalutata perché ero l’unica femmina che giocava a pallone per strada fra maschi, che se all’inizio mi sceglievano per ultima poi quasi sempre cambiavano idea…

Il Sentiero delle Barene è un luogo unico dove natura, storia e partecipazione si intrecciano. Come nasce questo percorso e cosa significa, oggi, fare educazione ambientale in uno spazio così vivo e “respirante”?

È una passeggiata di un chilometro fra acqua, animali e piante con cui abbiamo riaperto l’antico giro di ronda dei militari attorno alla cinta muraria del Lazzaretto Nuovo: racconta la Laguna dalla formazione al rischio di distruzione, la complessità della vita in un metro di marea e il rapporto complementare fra esseri viventi, è fantastico per come tutti se ne innamorano, per gli infiniti approfondimenti e forse dà particolare gioia perché è selvatico: suggerisce il silenzio e muta di continuo.

Hai spesso descritto il Lazzaretto come un luogo di “cura”, anche psicologica. Cosa significa per te prendersi cura di un luogo, e cosa può restituire un luogo come questo a chi lo attraversa, lo vive, lo rispetta? E che riflessioni ha generato, per voi, il periodo del Covid-19 vissuto proprio in un’isola che – simbolicamente e storicamente – era un luogo di isolamento?

Raccontare la salute pubblica con la nascita del sistema della quarantena, nelle visite guidate del 2020, ci ha evidenziato il ruolo civico del progetto come chiave di interpretazione della realtà: la gente arrivava in isola spaventata dalla pandemia e ne usciva sollevata, perché aveva capito meglio cosa stava succedendo e perché dovevamo seguire certe regole assieme. Impressionante. L’isola è un esempio della mutua cura che può legare luoghi e persone, perché prendersi cura ti cura, la storia allarga lo sguardo, la natura mette in equilibrio e unendo le forze si può cambiare la realtà in meglio, facendo comunità. Vivevo in prima persona e osservavo negli altri questo “benessere reciproco” da decenni ed è diventato anche un laboratorio universitario.

Lo sport ci insegna ambizione, impegno e la volontà di migliorarsi costantemente. Guardando al futuro del Lazzaretto Nuovo e dell’Ecomuseo, cosa c’è ancora da costruire, da rafforzare o da immaginare? Quali traguardi ti poni per i 50 anni dell’associazione nel 2027, e quale contributo può dare questo luogo al futuro della laguna e della sua comunità?

Il bello del futuro è che comincia ogni giorno e sono la volontà e l’immaginazione a fare la differenza. Le associazioni Ekos Club e Archeoclub di Venezia hanno creato, spinto e coinvolto e il potenziale è enorme; abbiamo attraversato epoche e amministrazioni diverse, riattivando un bene comune e portandolo nel 20% dei luoghi culturali e ambientali più visitati d’Italia, oggetto di studio internazionale e opportunità per il territorio locale. È un dispositivo altamente simbolico e attuale, oltre che un posto splendido. La valorizzazione del patrimonio, la tutela dell’ambiente, l’importanza della partecipazione sono valori e risorse potenti e ormai indiscutibili. Per lavoro dirigo anche una fondazione governativa, che è come giocare per la Nazionale, e credo che occuparsi del Paese sia un dovere serio, oltre che magnifico. Nella mia cosmogonia infantile di supereroi, fra Batman e Tex Willer, c’è Margherita Asso, la Soprintendente che ha creduto nel progetto dell’isola all’inizio finanziandone i primi restauri fondamentali: vedevo questa signora elegantissima, che era a capo della situazione, seguire lo sviluppo ascoltando e sedendosi per terra con noi. Una lezione di leadership (femminile) indimenticabile. Nel 2027 sarebbe sensato e probabilmente giusto che l’Ecomuseo dei Lazzaretti Veneziani non dipendesse dalla tenacia dei cittadini ma fosse un impegno solido anche delle Istituzioni.

In occasione della Giornata della Terra, sarà attiva una promozione speciale su shop.veneziafc.it che nei retail fisici, sarà possibile acquistare la Terza Maglia 24/25 con uno sconto del 20% applicato al checkout.

Come annunciato durante il lancio ufficiale della collaborazione, il Club donerà 5€ per ogni Terza Maglia venduta tra le prime 1.500 unità sul sito a sostegno di progetti locali promossi da Ocean Space, iniziativa culturale internazionale con sede a Venezia e guidata da TBA21–Academy, partner culturale di Venezia FC dal 2023. Tra questi, anche attività legate all’isola del Lazzaretto Nuovo.

Per maggiori informazioni visita www.lazzarettiveneziani.it e segui @lazzarettiveneziani